STER

Si chiamano le vie dei canti, le peregrinazioni rituali degli aborigeni australiani. Sono memoria di viaggi antenati, che facevano esistere il mondo cantandolo. Così la montagna, l’albero, la roccia, la sorgente, si facevano traccia precisa di un componimento sacro.
Ogni via di viaggio dovrebbe corrispondere a una partitura musicale. I nostri passi le note che scrivono la geografia. Poiché è certo che per il viaggiatore, così per il migrante, il movimento è conoscenza e la conoscenza una lunga poesia propria da recitare sul cammino della vita. Una mappa stradale, capace di indicare la direzione di ognuno e in seguito di raccontarla. Potendo, in armonia. Roberta Dapunt VII 2016

Songlines are spiritual paths of the Aborigines of Australia and the memory of those traveling these paths before them when they created the world in song. Mountains, trees, rocks, springs, they all have their predefined place in this mythical composition. Each of these paths can thus be seen as a musical score, each step as a musical note rooted in geography. There is no doubt that movement is experience for travelers and migrants, and that experience is our very own, long poem to be recited on our way through life – a roadmap giving each and every one direction and telling our stories, which, if we get lucky, are stories of harmony. Roberta Dapunt VII 2016